martedì 28 ottobre 2014

Incontriamo Gesù. Orientamenti per l'annuncio e la catechesi in Italia



INCONTRIAMO GESU’
Orientamenti
per l’annuncio e la catechesi in Italia

 Il documento Incontriamo Gesù, redatto dalla Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio, e la catechesi, e approvato nella 66.ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) nel maggio del 2014, è il frutto di un’ampia consultazione delle Conferenze Episcopali Regionali e di centinaia di contributi da parte di vescovi, parroci, esperti, varie realtà ecclesiali.
Il testo non sostituisce il rinnovamento della catechesi del 1970 e neppure vuole essere una sua riscrittura. Incontriamo Gesù, anche alla luce dell’Evangelium gaudium di Papa Francesco, nasce per richiamare le comunità cristiane alla propria dimensione missionaria, alla capacità di “uscire” dai propri confini e campanilismi per andare incontro alle donne e agli uomini del nostro tempo.
Il testo mantiene un ampio riferimento al Direttorio Generale della Catechesi (1997) e tiene conto della scansione metodologica e contenutistica del Catechismo della Chiesa cattolica e, sia nella struttura che nella composizione, si pone in continuità con il magistero catechistico degli ultimi Papi: Evangelii nuntiandi (1975), Catechesi tradendae (1979), Fides et ratio (1998), Novo millennio ineunte (2001), Deus caritas est (2005), Lumen fidei (2013), e agli Orientamenti pastorali della Cei, soprattutto Comunicare il vangelo in un mondo che cambia (2001), Educare alla vita buona del vangelo (2010).


STRUTTURA DEL DOCUMENTO
Il titolo Incontriamo Gesù esprime quello che è l’obiettivo centrale di una formazione cristiana autentica: l’incontro con Gesù, con la sua presenza nella storia, per attingere ad essa le risposte agli appelli della vita e degli eventi.
Il documento è costituito da 4 capitoli ognuno dei quali è introdotto da una breve analisi di 1Ts 1-2, un testo biblico denso di significato, probabilmente il più antico del NT, che mostra come l’avventura dell’evangelizzazione sia una dimensione originaria nonché originante della Chiesa. Ogni capitolo si chiude con alcune proposte pastorali. In particolare, è abbozzato un itinerario 0-6 anni e 6-12 anni con la richiesta che in un futuro immediato l’Ufficio Catechistico Nazionale formuli proposte più organiche e definisca i passaggi di revisione dei catechismi.
Lo sviluppo globale del documento propone l’urgenza dell’azione evangelizzatrice, con priorità alla formazione di adulti e giovani (I cap.); affronta le problematiche e la fisionomia del primo annuncio (II cap.); ridefinisce le tappe dell’iniziazione cristiana perché sappia riavviare, accompagnare e sostenere l’esperienza della fede in tutti i passaggi della vita (III cap.); infine, mette in risalto l’importanza della formazione curriculare e permanente di evangelizzatori e catechisti, presbiteri e diaconi (IV cap.). Espone una riflessione particolare riguardo ai padrini e alle madrine perché siano “figure scelte, qualificate e valorizzate”; auspica che sia il mandato del vescovo a ridefinire la ministerialità dei catechisti; infine interpella coloro che, insieme ai propri vescovi, hanno responsabilità a vari livelli nel campo immenso dell’ evangelizzazione e catechesi.



UNA LETTURA TRASVERSALE DEL DOCUMENTO

1)    Discernimento e conversione pastorale

Le tante necessità non devono portare allo scoraggiamento e nemmeno ignorare le potenzialità esistenti. Perché prenda forma un volto di comunità ecclesiale che nasca dal Vangelo e lo testimoni con la vita e la parola, urge una conversione nella linea della comunione e della corresponsabilità. Ciò vale per tutte le componenti ecclesiali: associazioni, movimenti, forme di vita consacrata e ogni altro soggetto ecclesiale. Essa deve diventare anche la logica dell’organizzazione dei vari organismi e uffici, dal livello diocesano a quello parrocchiale, in vista di una vera pastorale integrata.
La “nuova evangelizzazione” risuona come possibilità per la Chiesa di abitare il clima culturale odierno in modo propositivo: si tratta di aprirsi ad un orizzonte di rinnovamento e di integrazione con tutte le altre attività pastorali ed educative.
L’aggettivo “nuova” stimola a recuperare, nei doni dello Spirito, energie, volontà, freschezza e creatività e chiede a tutti i soggetti ecclesiali una verifica dell’azione pastorale, orientata a stimolare e potenziare tre attitudini fondamentali: la capacità di discernere, la capacità di vivere e promuovere un’adesione reale della fede alla vita, un’armonica appartenenza alla Chiesa.

2)    Ritardi e fragilità

Ci sono difficoltà e ritardi a partire da una conversione pastorale in senso missionario; spesso si fatica a rintracciare la fisionomia di una comunità cristiana che sia una reale comunità di discepoli che si lasciano evangelizzare e che quindi sanno testimoniare la gioia e la bellezza della loro fede.  A volte non c’è chiarezza sui passi da compiere perché le comunità cristiane sappiano farsi carico di tutti i battezzati e avviare un dialogo fecondo con tutti; il persistere di tante fatiche che non danno respiro ad un’apertura armonica e liberante verso nuovi orizzonti; l’esigua proposta di percorsi di primo annuncio o di risveglio della fede; la difficoltà di attivare percorsi di vera catechesi con e per gli adulti. E ancora, l’annacquamento dell’esperienza catechistica in banali animazioni di gruppo, senza sapere rintracciare l’esperienza centrale dell’incontro con Cristo; una metodologia ripetitiva di un modello scolastico antiquato nella catechesi dei bambini; la conoscenza solo superficiale e talvolta strumentale, spesso anche negli stessi operatori pastorali, della Scrittura, della dottrina cattolica e della vita ecclesiale; l’assenza o, comunque, la grande distanza dei percorsi di catechesi dalla testimonianza di carità; la carenza di progetti catechistici locali e cammini formativi per gli operatori della catechesi…


3) Nuove esigenze pastorali

Il contesto attuale di nuova evangelizzazione richiede di saper affrontare situazioni in tutto o in parte inedite: “In relazione ad ambiti pastorali specifici dovranno svilupparsi figure quali laici missionari che portano il primo annuncio del Vangelo nelle case e tra gli immigrati; accompagnatori dei genitori che chiedono per i figli il Battesimo o i sacramentti dell’iniziazione cristiana; accompagnatori per il catecumenato dei giovani e degli adulti; evangelizzatori di strada, nel mondo della devianza, del carcere e delle varie forme di povertà”. E ancora: la necessità dell’animazione delle piccole comunità parrocchiali, che spesso devono condividere con altre il loro parroco; l’importanza di formare evangelizzatori, catechisti ed educatori degli adolescenti e dei giovani, la necessaria qualificazione di figure capaci di rivolgersi agli adulti negli ambiti politici ed amministrativi, nei media e nella cultura; l’esigenza di accompagnare con umanità e fede le persone della terza età, le persone disabili, le persone disadattate ed emarginate dalla moderna evoluzione socio-culturale (Orientamenti n. 67).
Se lo stile sinodale di comunione e di corresponsabilità crescerà come atteggiamento costante all’interno delle nostre comunità cristiane, potrà diventare anche una modalità di collaborazione nei rapporti con le istituzioni, gli organismi, le realtà del territorio che si prendono cura delle persone in tutte le età e situazioni di vita.
In un’ottica di distinzione nella complementarietà va, per esempio, ripensato il collegamento tra catechesi parrocchiale e insegnamento della religione cattolica. Nel rispetto di quella che è la finalità culturale di quest’ultimo, sarà cura delle comunità cristiane riaprire un dialogo con gli insegnati presenti sul territorio.

3)    Il primo annuncio, offerta di compagnia e speranza

I paragrafi 35 e 36 degli Orientamenti danno particolare luce e respiro a tutti quei complessi e numerosi processi orientati a riformulare e promuovere percorsi, progetti, persone e ambienti.
Prima di tutto è necessario testimoniare l’amore di Dio con l’attenzione all’altro:
“ Mettere la persona al centro costituisce una chiave preziosa per rinnovare in senso missionario la pastorale e superare il rischio del ripiegamento o dell’autoreferenzialità.
In quanto tale, il primo annuncio rispetta la libertà della persona di aderire o meno al messaggio. Per questa ragione l’azione ecclesiale di primo annuncio sa comprendere e valorizzare tempi e ritmi della vita adulta, specie di chi non ha alle spalle un vissuto ecclesiale o semplicemente si vuole accostare con gradualità e riflessione. Il primo annuncio è paziente e sa concentrarsi sull’essenziale della fede, senza per questo ridurre il valore e la ricchezza della riflessione dottrinale e della vita cristiana”.
Il primo annuncio è fecondo proprio perché permette al cristiano di entrare nel territorio affascinante degli interrogativi e delle esperienze umane come soglie di senso. La nuova evangelizzazione può valorizzare, prima di qualsiasi altro progetto, le occasioni offerte dall’esistenza, soprattutto i momenti forti attraverso i quali passano tutti gli uomini e le donne: l’essere generati, l’iniziazione degli adolescenti e dei giovani alla vita, la scelta vocazionale al matrimonio, al sacerdozio o alla vita consacrata, la professione e la fedeltà nella vita adulta, la fragilità, la disabilità e la malattia, le gioie e i lutti, l’esperienza della morte.
In questa direzione, diventano luoghi di annuncio i cinque ambiti  già evidenziati nel Convegno ecclesiale di Verona (2006) e che spesso non hanno ancora trovato spazi adatti per concretizzarsi: la vita affettiva, il rapporto tra lavoro e festa, le esperienze personali e sociali della fragilità, le forme della tradizione, i mondi della cittadinanza. Ognuno di questi ambiti può rivelarsi davvero occasione propizia e preziosa per la porta della fede, dove sentire la presenza di Gesù che guarisce, consola, sprona, accompagna e apre alla speranza.

A conclusione del testo le parole di S. Paolo che accompagnano tutte le comunità cristiane sparse sul territorio italiano:
Il Dio della pace vi santifichi interamente,
e tutta la vostra persona,
spirito, anima e corpo,
si conservi irreprensibile
per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.
Degno di fede è colui che vi chiama:
egli farà tutto questo (1Ts 5,23-24)

a cura di Sr. Gloria Angelini